Classe 1943, seregnese di nascita, Giuseppe Paleari si definisce con modestia un appassionato d’arte da oltre 50 anni, sottolineando che il suo lavoro sia frutto di quel piacere che prova nel creare le proprie opere. Pittore, scultore da decenni frequenta la Libera Accademia Lissonese di Arti Figurative della F.A.L., fondata dal Maestro Gino Meloni, acquisendo gli insegnamenti prima del padre e poi quelli del figlio, insegnante di scultura, Ermes Meloni. Non mancano prima esperienze artistiche molto importanti, in particolare quelle che lo vedono all’Accademia Viviani di Nova Milanese, e poi vicino al Maestro Antonio Triacca presso la Scuola Borsa di Monza. Nelle forme artistiche rivolge lo sguardo in prevalenza all’universo femminile, la donna è “musa ispiratrice”, essa infatti rappresenta certamente uno stato d’animo, una serie di emozioni che l’artista trasferisce sulle sue tele, in particolare in una serie di nudi che riportano alle Donne sul Divano del più tardo Gino Meloni in una saga di tecniche miste, come ebbe a scrivere il critico dell’arte Franco Cajani.
Le sue figure, non statiche e dalla maestosa sensualità vibrano nello spazio imperturbabili al tempo, le sue ‘Madonne’, pure nei sentimenti e dall’impianto laconico, si ammirano quasi a volere cogliere valori di essenzialità e di inclusione materna, colma di accoglimento in un rimando corale di accompagnamento alla vita.
Ermes Meloni scriveva di lui “ nei suoi lavori esprime tutta la sua interiorità che non sa di avere. La gestualità del suo segno gli sboccia naturalmente dall’interno. Non è ragionata! l colore nei sui dipinti può essere lirico, la sua pittura è in funzione dell’espressione per dare carica emotiva al quadro”.
Poliedrico per intensità e forza, nelle sue vicende artistiche Giuseppe Paleari è anche un capace musicista, da oltre quarant’anni suona il trombone, il Professore e Critico d’Arte Pasquale Colacitti ha scritto di lui “ Giuseppe Paleari è un personaggio singolare, capace di armonizzare due linguaggi universali: la musica e le arti figurative”.